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La dieta Atkins

7 Febbraio 2013 scritto da Redazione Scrivi un commento

La dieta Atkins prende il nome dal cardiologo americano Robert C. Atkins che la concepì, negli anni settanta, come strumento di prevenzione e di controllo del diabete melito.
L’utilizzo della dieta quale metodo di dimagrimento venne favorito solo in tempi successivi, grazie anche ad una campagna promozionale che vide coinvolte, nel ruolo di testimonial dirette, alcune celebrità del cinema americano. L’efficacia del metodo Atkins ed i relativi effetti sulla salute generale degli individui sono, tuttavia, oggetto di opinioni diverse e, spesso, contrastanti.

Il principio essenziale alla base della dieta Atkins è quello di mantenere costanti i livelli di insulina, riducendo l’assunzione di carboidrati, che, come noto, costituiscono la fonte energetica primaria dell’organismo umano. In carenza di carboidrati, il corpo è costretto ad utilizzare i grassi per produrre l’energia necessaria all’esercizio delle funzioni vitali, determinando una diminuzione della massa grassa e, di conseguenza, del peso generale. Ciascun individuo possiede una soglia di assunzione dei carboidrati (indicata in lingua inglese con l’acronimo CCLL) al di sotto della quale l’organismo inizia a bruciare i grassi per produrre energia e, dunque, a ridurre la massa corporea.
La dieta Atkins si basa sull’apporto principale di grassi e proteine, il cui contributo può essere integrato da fonti supplementari di antiossidanti, sali minerali e vitamine. Il ridotto utilizzo di alimenti quali cereali ed alcune tipologie di frutta rende, infatti, la dieta povera di fibre e sostanze vitaminiche.
Durante l’intero arco del trattamento, è necessario assumere, mediamente, almeno due litri di acqua al giorno, salvo diverse indicazioni relative alle specificità delle singole fasi.
Un ruolo assai importante per l’efficacia del metodo è svolto dalla regolare attività fisica.
Al fine di non causare effetti collaterali dannosi per la salute generale dell’organismo, è bene che la dieta Atkins non duri più di tre mesi e non determini una riduzione totale del peso corporeo superiore a venti chilogrammi.

La dieta Atkins si articola in quattro fasi distinte.

FASE 1 – INDUZIONE – Si tratta del primo periodo del percorso, dura circa due settimane e serve a stabilizzare la glicemia, abituando il corpo a bruciare i grassi in maniera più intensa.
La fase è caratterizzata dalla forte riduzione dei carboidrati, il cui valore non deve superare i 20 grammi al giorno, da assumere, soprattutto, attraverso insalata o verdure quali broccoli, cavolfiori e spinaci. A fronte dell’eliminazione di cibi quali pasta, dolci, cereali, bevande zuccherate e gran parte della frutta, possono essere consumati, senza particolari limitazioni, carne, pesce, uova, latticini e verdura a basso contenuto di zuccheri. I suddetti alimenti, dotati di potere saziante superiore a quello dei cibi ricchi di carboidrati, consentono di raggiungere facilmente il senso di pienezza, determinando negli individui la spontanea diminuzione del desiderio di mangiare.
È necessario bere almeno otto bicchieri d’acqua al giorno, evitare le bevande alcoliche e ridurre al minimo l’assunzione di caffeina.
Nel corso dei primi sette giorni di trattamento, si registra una diminuzione del peso corporeo variabile, mediamente, tra due e quattro chilogrammi. Le successive fasi della dieta, se scrupolosamente disciplinate, consentono di ottenere un calo ponderale di uno o due chili alla settimana.

FASE 2 – CONTINUAZIONE DELLA PERDITA DI PESO – Questa fase è caratterizzata da un lieve incremento della quantità di carboidrati, da introdurre all’interno dell’organismo in misura non superiore a cinque grammi netti al giorno. Ferme restando le indicazioni alimentari del periodo precedente, il maggiore apporto glucidico viene ottenuto mediante l’assunzione di verdura e frutta (sia secca, sia di tipo non zuccherino). L’aumento dei carboidrati deve proseguire sino al raggiungimento della soglia individuale al di sotto della quale l’organismo inizia a bruciare i grassi per produrre energia (cosiddetto CCLL). Quando la perdita di peso si ferma, il programma alimentare propone la riduzione dell’apporto di glucidi nella misura di cinque grammi giornalieri, allo scopo di ottenere un calo di massa corporea variabile tra quattrocento e millequattrocento grammi alla settimana.

FASE 3 – PRE-MANTENIMENTO – L’obiettivo della terza fase è quello di individuare la quantità di carboidrati che consente di mantenere stabile il peso ideale di ogni individuo. La fase di pre-mantenimento si propone di portare la perdita ponderale settimanale ad un valore non superiore a cinquecento grammi. La dieta si sviluppa mediante l’incremento dell’assunzione di carboidrati, in misura di circa dieci grammi alla settimana, sino al raggiungimento del peso corporeo prefissato. Il maggiore apporto di glucidi, in questa fase, può essere ottenuto tramite il consumo di yogurt e frutta anche zuccherina (mele, per, kiwi, ciliegie e prugne).

FASE 4 – MANTENIMENTO – Si tratta della fase cosiddetta a regime. Una volta individuata la quantità di carboidrati necessaria per mantenere il peso corporeo al livello desiderato, gli individui possono scegliere, consapevolmente, fra una maggiore varietà di cibi. La dieta dunque può diventare più completa, tenendo presente, in ogni caso, che l’apporto necessario per mantenere la forma raggiunta varia tra i sessanta ed i novanta grammi di carboidrati al giorno. Qualora non si riescano a mantenere i risultati conseguiti, è necessario riprendere il cammino già seguito, ripercorrendo con scrupolo e pazienza le diverse fasi della dieta Atkins.

Il metodo alimentare proposto dalla dieta Atkins è oggetto di valutazioni non sempre favorevoli da parte degli specialisti del settore. Alcuni studi hanno infatti dimostrato che la perdita di peso conseguita con la dieta Atkins non è molto differente da quella ottenuta attraverso regimi alimentari impostati sul ridotto apporto di calorie.
Trattandosi di dieta ad elevato contenuto di proteine, il metodo ideato dal cardiologo americano può generare problemi fisici di diversa natura, variabili da individuo ad individuo. Un disturbo comunemente associato a regimi alimentari fondati su principi analoghi a quello della dieta Atkins è la chetosi. Si tratta di un problema del metabolismo che, in relazione alla diminuzione del glucosio nel sangue, porta alla formazione di sostanze in eccesso (chetoni) responsabili della perdita di calcio, con conseguenze significative in termini di incremento del rischio di osteoporosi o di calcoli renali. Altri disturbi connessi alla scarsa assunzione di carboidrati riguardano il corretto funzionamento del sistema nervoso centrale, i cui problemi si mostrano con sintomi quali cefalea, nausea ed affaticamento.
Da non sottovalutare, il fatto che il ridotto apporto di vitamine e di fibre tipico dell’alimentazione prevista dalla dieta Atkins favorisce la predisposizione dell’organismo a patologie cardiovascolari, ipercolesterolemia e tumore colon rettale.

Diete

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